COLLI PARTIGIANI! vol.I
Escursione in alcuni dei luoghi più significativi della Resistenza nei Colli Euganei attraverso le vicende dei loro protagonisti
MATERIALI CORRELATI
– I giorni del sangue e del fuoco
– L’eccidio di Vallarega
– Riccardo Polito vittima innocente dell’assurdità della guerra
– L’ultima rappresaglia di Lembcke (libro) di Claudio Ghiotto
– Alba, maestro e partigiano (podcast) di Sergio Giorato
– Ci sono libri che cambiano la vita di una persona!
PROGRAMMA
Evento FB: https://www.facebook.com/events/1455180471892592
SABATO 27 MAGGIO dalle 15
Partenza e arrivo presso l’osteria El Panevin
(di fronte a Villa Vescovi – via T.Livio 4 – Torreglia PD)
Preappuntamento a Padova ore 14.00 in p.zzetta Caduti della Resistenza (rione Palestro)
per riempire le macchine e per chi necessita di passaggio.
Partenza sulle 14.20 della carovana meccanizzata per raggiungere l’osteria El Panevin.
Concentramento ore 15.00 all’Osteria El Panevin
Ⓟ Parcheggio presso il vicino cimitero comunale (200m)
Partenza escursione ore 15.30
Anello: Villa Vescovi – Terre Bianche – Monte Pirio – Villa Vescovi
Durata anello 3.30 ore circa con pause e interventi storico/politici
5km ca. – 300m dislivello – 2 ore di camminata
Percorso semplice per tutti anche bambini se un minimo abituati a camminare.
L’unica parte più impegnativa fino alle roccette del Pirio è facoltativa per chi se la sente.
Ritorno all’Osteria El Panevin sulle 19
♪ Chiusura, aperitivo, cibo e musica live
Date le previsioni meteo non particolarmente rassicuranti, mettiamo le mani avanti nel dirvi che se sabato dovesse piovere malamente, l’iniziativa sarà rimandata al sabato successivo 20 maggio.
Stesso programma stesso orario.
Rimanete quindi sintonizzati per aggiornamenti in merito nei prossimi giorni.
PRESENTAZIONE DELL’INIZIATIVA
“Noi abbiamo inteso, innanzitutto, fare un atto di protesta… contro la negazione di ogni forma di libertà e dignità umana. Fummo dei ribelli“.
Alfredo Balasso. Teolo, maggio 1945
Quando si parla della Resistenza veneta, si è legittimamente abituati a narrare le vicende accadute nelle città dove ebbero sede i principali comandi partigiani come Padova, Verona, Venezia, oppure gli epici fatti svoltesi in montagna.
Ma anche ai piedi e all’interno del territorio dei Colli Euganei accaddero, tra il 1944 e il 1945, episodi eroici e tragici, entrambi indelebili nella storia partigiana del Veneto. Queste “isole in mezzo al mare” furono gli unici potenziali nascondigli nell’orizzontale pianura padana per numerosi partigiani, renitenti, disertori che si trovarono a combattere in tali territori. Quasi tutti loro erano contadini, gente povera e abitanti di piccoli paesi ma che si trovarono a essere protagonisti di una storia molto più grande di loro. Un’opposizione al fascismo che permeava nelle case della stragrande maggioranza della popolazione euganea e che faceva da scudo alle bande partigiane offrendo loro protezione e agibilità.
Ad esempio, quando furono fatti saltare in aria i ponti del montagnanese, decine di persone furono catturate dai tedeschi e torturate nel castello medievale di Bevilacqua.
Ma nessuno parlò!
Le azioni di sabotaggio di ferrovie, ponti e caserme, il sequestro e l’eliminazione dei nazifascisti, le immani stragi tedesche nella Bassa Padovana, l’eccidio di Vallarega di Torreglia, il comando tedesco di Este agli ordini dello spietato capitano della Wehrmacht Willy Lembcke, il campo di concentramento di Vò, i nascondigli delle spie fasciste negli anfratti di trachite del Monte Pirio e del Pendice. E ancora la rappresaglia nazista di Faedo con il sequestro di quasi tutta la popolazione, i sanguinosi bombardamenti degli alleati sul Monte Solone, l’edificazione del “Vallo Veneto”, la cosiddetta seconda linea gotica attraverso la zona meridionale degli Euganei.
Tutti questi esempi, assieme a molti altri, rappresentano avvenimenti che trovano pochissimo spazio nella storiografia ufficiale così come nella storia locale della nostra regione. Eppure sono fatti carichi di forza molto più di altri. Eventi che ostacolarono concretamente l’apparente invincibile macchina da guerra nazifascista offrendo così, pur a un prezzo di vite altissimo, un contributo fondamentale all’intera lotta di Liberazione.
Oggi più che mai, con i venti di guerra che soffiano alle nostre porte, la Resistenza partigiana ci ricorda di chi prima di noi ha dato la vita per sconfiggere il fascismo e fermare la guerra e contemporaneamente ci consegna l’insegnamento più grande: farla finita con il capitalismo è l’unica strada per un mondo senza più sfruttamento, guerre, morte e distruzione!
MATERIALI CORRELATI
Nella preparazione di questa iniziativa abbiamo raccolto diversi materiali, consigli di lettura, documentari e altro legati alla resistenza nei colli e nel territorio euganeo. Per valorizzare il lavoro svolto abbiamo deciso di raccoglierli qui di seguito come modesto contributo alla nostra memoria storica partigiana e antifascista.
I GIORNI DEL SANGUE E DEL FUOCO
Durante gli ultimi giorni di guerra, al finire dell’aprile 1945, le truppe tedesche ormai alla sbando, in fuga verso le Alpi incalzate dai partigiani e dall’avanzata degli alleati, assassinano più di 50 persone e ne arrestano a centinaia, sopratutto nella zona meridionale dei Colli Euganei, vicino Este e Baone, e nei paesi attorno Montagnana.
L’armata rossa è alle porte di Berlino e i nazisti sanno che la loro fine è vicina aumentando la loro furia omicida.
È in particolare il 27 aprile il giorno delle stragi: la mattina una fattoria a Santa Margherita D’Adige viene data alle fiamme e uccisi tutti i membri della famiglia tra cui donne, ragazzi e braccianti per rubare loro il bestiame. Ma a caro prezzo: due tedeschi cadranno per il piombo dei coraggiosi contadini! Stessa sorte tocca alla fattoria successiva. Ormai la rabbia nazista colpisce alla cieca. Vengono uccisi persino passanti in bicicletta e giovani rastrellati precedentemente. Nel pomeriggio a Valle San Giorgio vengono uccisi tutti i componenti maschili di una famiglia tra cui un ragazzino di undici anni da una granata. Contemporaneamente nella vicina Este i partigiani sequestrano le armi ad alcuni convogli tedeschi e fanno diversi prigionieri. Altri militari germanici accorsi perquisiscono quasi tutto il paese uccidendo nove persone, tra cui due operai. A Vo’ cade un partigiano durante uno scontro a fuoco con un’autocolonna tedesca. Il 28 aprile viene liberata Padova ma nei Colli è ancora guerra aperta. In particolare a Lozzo Atestino dove, attaccata da giovani partigiani, una colonna tedesca reagisce con due rappresaglie facendo 120 prigionieri.
“I giorni del sangue e del fuoco volgono alla fine. La pioggia riprende a cadere quasi a voler spegnere gli ultimi tizzoni fumanti tra le rovine delle case incendiate”.
Dal libro La Resistenza tra Adige e Colli Euganei. Di Francesco Selmin
1ma tappa – cippo in memoria dell’Eccidio – via Vallarega
L’ECCIDIO DI VALLAREGA
Nell’allora contrada Vallarega a Luvigliano di Torreglia, il 16 novembre 1944, per rappresaglia contro l’uccisione di un soldato della X Armata della Wehrmacht vennero fucilati sul posto sette ostaggi civili: cinque di questi, appartenenti alle formazioni partigiane, erano stati prelevati quindici giorni prima in una fattoria, poi data alle fiamme, in un’azione di rastrellamento a Galzignano Terme. L’ordine fu dato dal comandante tedesco, capitano Lembke, il boia dei Colli Euganei, di stanza ad Este. I cadaveri vennero appesi per due giorni ai grandi platani del viale sotto il Palazzo dei Vescovi. Lembcke intimò inoltre al podestà di Torreglia di prelevare 20 uomini da deportare in Germania. Dalle informazioni che si hanno, sembra che grazie a l’intervento del vescovo di Padova e del comandante militare della piazza di Torreglia, maresciallo Kaiser, l’ordine venne revocato.
Soltanto dopo qualche giorno fu possibile dare sepoltura agli sventurati; mentre non fu possibile identificare i due partigiani aggiunti da Lembke alla lista della rappresaglia. Quasi subito furono identificati gli altri cinque: Ernesto Celadin, di anni 55, proprietario della fattoria bruciata; Ernesto Giacomin, di anni 24, fidanzato di una delle figlie del Celadin; Danilo Agostini, di anni 19, da Pernumia; Andrea Sorgato, di anni 21, da Saonara e il partigiano sovietico Alessandro Skirko.
Questa vicenda che è parte integrante della memoria storica della Resistenza, è ancora di più radicata nel territorio Euganei: qualche anno fa i platani monumentali dov’era o stati impiccati i partigiani sarebbero dovuti essere abbattuti perché colpiti da una fitopatologia. La mobilitazione degli abitanti fermò la decisione costringendo l’amministrazione comunale a investire in una cura fitosanitaria che salvo’ i “platani dei sette martiri” mantenendoli dei testimoni viventi della storia.
Per approfondire:
https://it.wikipedia.org/wiki/Eccidio_di_Vallarega
http://www.centrostudiluccini.it/wp-content/uploads/2019/09/2.pdf
1944: L’eccidio di Vallarega (docu-film 2014 https://youtu.be/QBJn32FjBu0
2nda tappa – cippo in ricordi di Riccardo Polito
RICCARDO POLITO VITTIMA INNOCENTE DELL’ASSURDITÀ DELLA GUERRA
Riccardo Polito fu un civile ucciso il 23 aprile 1945 da un “Pippo”, il soprannome gergale degli aerei della RAF inglese, mentre sorvolava i Colli Euganei per colpire la sede della decima armata della Wermacht presente a Luvigliano di Torreglia. Riccardo era nel giardino di casa costruita su un’altura del Monte Solone.
All’improvviso comparvero gli aerei inglesi provenienti da nord, in particolare da Montemerlo dove avevano da poco bombardato la sede radio delle truppe naziste, e vedendolo dall’alto lo scambiarono per un soldato tedesco e gli sganciarono contro un razzo da 60 libbre.
Riccardo lasciera’ una moglie in attesa del sesto figlio.
Non fu di certo l’unico civile ucciso ingiustamente dal fuoco alleato. Gli inglesi bombardarono anche Abano Terme per distruggere dei convogli tedeschi di armi ed esplosivo. In quell’occasione persero la vita dieci civili.
Senza dimenticare anche i terribili bombardamenti della stazione di Padova che provocarono più di duemila morti e la distruzione quasi totale del quartiere Arcella.
Alleati o nemici nessuno esce da una guerra senza colpe.
L’ULTIMA RAPPRESAGLIA DI LEMBCKE
ALBA, MAESTRO E PARTIGIANO
Ricondividiamo questi tre podcast sulla storia del partigiano Alfredo Balasso da Teolo nome di battaglia “Alba” prodotti per il 25 aprile dell’anno scorso da Segio Giorato, docente di un istituto padovano.
Le tre parti ripercorrono la storia del partigiano Alba dalla scelta di partecipare alla resistenza dopo il famoso dirscorso del rettore Marchesi del 9 novembre 1943, la formazione della banda “Gasparotto”, aderente al II° battaglione Audace della brigata Garibaldi, le prime azioni tra l’attuale via dei Colli che collega Padova ai Colli Euganei e via Scapacchiò verso Saccolongo, gli effetti del “proclama Alexander” e gli ultimi mesi fino alla liberazione.
Alba, maestro e partigiano – prima parte
Alba, maestro e partigiano – seconda parte
Alba, maestro e partigiano – terza parte
Podcast originali di Sergio Giorato: https://www.spreaker.com/show/guerra-e-resistenza-a-teolo
In foto: targa in ricordo di Alfredo Balasso che attaccheremo durante l’escursione.
CI SONO LIBRI CHE CAMBIANO IL CORSO DELLA STORIA…
…E ALTRI CHE CAMBIANO LA VITA DI UNA PERSONA!
Nel 1945 dopo la fine della guerra il capitano Willy Lembcke, responsabile della Wermacht per il controllo della zona meridionale di Padova, riesce a fuggire a Berlino. Durante il secondo conflitto mondiale aveva stabilito la propria sede presso il Collegio Vescovile di Este che usava come camera di tortura. Faceva strappare le unghie, folgorava gli arrestati con le scosse elettriche o li faceva affogare nei pozzi con mani e piedi legati. Alcuni storici hanno calcolato che fu inoltre il mandante di decine e decine di esecuzioni a morte nei Colli Euganei.
Riparato in Germania già nel 1945 diventa un ricco agente di commercio. Conduce una vita normale come tantissime altre SS o come la maggior parte degli stragisti neofascisti italiani degli anni ‘70 mai perquisiti dalla giustizia borghese. Alla fine degli anni ‘60 viene citato in giudizio dalla magistratura tedesca, ma il processo non inizia neanche. Alcune vittime italiane però, difese da un giovane avvocato di Verona che aveva accettato di difenderle a costi modesti, continuano la loro denuncia contro Lembcke. Quest’avvocato raccoglie come prove alcuni libri di Ferdinando Camon, uno scrittore di Padova che aveva raccontato in forma di romanzo gli eccidi tedeschi dei partigiani contadini dei Colli Euganei.
In particolare nei primi tre libri de “Il ciclo degli ultimi”, una saga sul sottoproletariato dei Colli della prima metà del Novecento.
I libri che erano già stati tradotti in Germania, vengono utilizzati come documenti a carico di Lembcke, nella doppia lingua italiana e tedesca. La notte precedente la prima udienza Lembcke guarda in tv una trasmissione sulle rappresaglie tedesche nei Colli. Ha in mano la documentazione del processo e gli viene un infarto. Viene ricoverato d’urgenza e muore in ospedale.
Potenza dei libri? Forse! Anni dopo Camon dichiarò “questi libri furono come un colpo di fucile, sparato dall’Italia alla Germania, per colpire al cuore un nemico della mia gente”.
Ironia del destino? In Germania una legge stabilisce che se un cittadino tedesco è accusato di crimini che possono infangare la sua memoria, ma muore prima della condanna, ha diritto che tutte le prove vengano distrutte. Di conseguenza, tutte le atrocità e nefandezze commesse dall’esercito nazista nei Colli Euganei e dintorni è come se non fossero mai avvenute. Anche per questo continuano ad essere essenziali i libri che ne parlano. Testimoni indelebili di quegli eventi!